La notizia della morte di Papa Francesco, avvenuta questa mattina 21 aprile 2025, mi ha colto con profonda tristezza. Come blogger che si occupa di disabilità visiva e malattie renali, sento il dovere di rendere omaggio al Pontefice argentino ricordando quanto ha fatto per le persone fragili, malate e con disabilità. Al di là dell’appartenenza religiosa, la sua visione dell’umanità merita attenzione: ha trasformato radicalmente il discorso pubblico sulla vulnerabilità umana, parlando un linguaggio che attraversa confini culturali e fedi diverse. Il suo messaggio sull’inclusione ci interpella tutti, credenti, non credenti e seguaci di altre tradizioni religiose, perché tocca l’essenza stessa della nostra umanità condivisa e del modo in cui trattiamo chi vive situazioni di fragilità.
Un Papato che ha abbracciato chi è “ai margini”
Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha posto al centro la dignità di ogni persona, respingendo con forza quella che lui stesso chiamava “cultura dello scarto”. Il rifiuto di emarginare chi è fragile è stato un pilastro del suo insegnamento sociale.
Durante il primo G7 dedicato a Inclusione e Disabilità (ottobre 2024), Francesco espresse una visione rivoluzionaria: «A me questa parola “disabilità” non piace tanto. Mi piace l’altra: “abilità differenti”». In quell’occasione raccontò con entusiasmo di un ristorante gestito da persone con disabilità: «Tutti erano ragazzi e ragazze con disabilità. Ma lo facevano benissimo», a dimostrazione che, se data loro l’opportunità, queste persone possono contribuire brillantemente alla società.
La sua visione si è tradotta in un’affermazione netta: «Ogni persona è parte integrante della famiglia universale e nessuno dev’essere vittima della cultura dello scarto, nessuno». Questa cultura che esclude i più deboli, diceva, genera solo pregiudizi e danneggia l’intera società.
Il messaggio per la Giornata mondiale delle persone con disabilità del 2019 rifletteva questa preoccupazione: ancora troppe persone disabili «sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare». Per invertire questa tendenza, invitava a «rendere più umano il mondo, rimuovendo tutto ciò che impedisce alle persone con disabilità una cittadinanza piena, favorendo l’accessibilità dei luoghi e la qualità della vita».
Vicinanza ai non vedenti e ipovedenti
Papa Francesco ha mostrato un’attenzione speciale verso le persone con disabilità visiva. Nel 2013 inviò un audio-messaggio ai soci dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), esprimendo il suo affetto e incoraggiandoli nella loro missione: «Diffondete sempre la cultura dell’incontro, della solidarietà, dell’accoglienza verso le persone con disabilità, non solo chiedendo le giuste provvidenze, ma favorendo la loro partecipazione attiva alla vita della società».
In quella stessa occasione ricordò come Gesù nel Vangelo abbia avuto una predilezione per i ciechi, restituendo loro la vista come segno di una luce interiore più grande. Ha voluto assicurare ai fedeli con disabilità sensoriali che la Chiesa cammina con loro, attraverso incontri con movimenti come il Movimento Apostolico Ciechi e udienze con il consiglio nazionale dell’UICI, tradizionalmente tenute attorno alla festa di Santa Lucia, patrona della vista.
L’abbraccio ai malati cronici e ai pazienti renali
Un capitolo importante dell’eredità di Papa Francesco è il suo abbraccio ai malati, in particolare a coloro che affrontano malattie croniche come le insufficienze renali. Ha cercato di far sentire i malati al centro del popolo di Dio, non isolati.
Durante il Giubileo della Misericordia del 2016, dedicò una giornata speciale agli ammalati e alle persone con disabilità. Celebrando la Messa in Piazza San Pietro il 12 giugno, ammonì la società a non segregare i disabili “in qualche recinto – magari dorato – o nelle riserve del pietismo e dell’assistenzialismo”, come se fossero di intralcio al ritmo frenetico dei sani.
Denunciò un pensiero crudele che aleggia nel mondo di oggi: “Meglio sbarazzarsene quanto prima”, definendolo una grave illusione dell’uomo contemporaneo che “chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità”. Al contrario, disse Francesco, proprio le persone fragili ci insegnano il vero senso della vita, perché “il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, ma quando crescono la solidarietà, l’accettazione reciproca e il rispetto”.
Questo impegno ha trovato espressione nel recente Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, svoltosi il 5 e 6 aprile 2025 a Roma. Circa 20 mila pellegrini tra pazienti (alcuni provenienti da percorsi di dialisi e trapianto), medici, infermieri, volontari e caregiver hanno attraversato la Porta Santa – un segno forte di Chiesa inclusiva e accogliente.
All’evento hanno preso parte associazioni come l’ANED (Associazione Nazionale Emodializzati e Trapiantati di Rene), a conferma della volontà di Papa Francesco di dare voce ai malati cronici, di condividere il loro cammino fatto di terapie lunghe e speranze tenaci.
Durante il Giubileo, sebbene convalescente, Papa Francesco ha voluto essere spiritualmente presente. Mentre l’Arcivescovo Rino Fisichella presiedeva la Messa e leggeva l’omelia preparata dal Pontefice, Francesco ha seguito tutto in diretta. Poi, a sorpresa, al termine della liturgia è apparso sul sagrato di San Pietro in sedia a rotelle, accompagnato dal suo infermiere personale. Un momento di grande commozione: il Papa, provato nel fisico ma sorridente, ha salutato tutti e impartito la benedizione apostolica.
Con quel gesto, ha dimostrato la sua vicinanza a chi soffre, condividendo persino nella propria infermità il cammino dei malati: «condivido con voi l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno», ha scritto nel suo messaggio. Parole che acquisivano un peso maggiore vedendolo sulla sedia a rotelle, bisognoso dell’aiuto altrui.
Nell’omelia del Giubileo, Francesco ha paragonato l’esperienza della malattia a una “scuola di amore”: «Non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare». Ha poi lanciato un appello: «Carissimi, non releghiamo chi è fragile lontano dalla nostra vita, come fa oggi un certo tipo di mentalità, non ostracizziamo il dolore dai nostri ambienti». La presenza dei sofferenti, ha detto, va accolta come occasione di crescita in umanità e speranza, per “crescere insieme” nella solidarietà reciproca.
Difensore del diritto universale alla salute
L’impegno di Papa Francesco si è esteso alla difesa di un sistema sanitario accessibile e gratuito per ogni persona. Ha ricordato più volte che la salute è un diritto umano universale, non un privilegio per pochi né un prodotto di consumo.
Il 25 ottobre 2018 lanciò un tweet che divenne celebre: «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perché i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Con il tag #HealthForAll, il Papa si univa a chi chiede che le cure essenziali siano garantite a ogni essere umano.
Nel Messaggio per la XXIX Giornata Mondiale del Malato 2021, osservò con dolore che «agli anziani, ai più deboli e vulnerabili non sempre è garantito l’accesso alle cure, e non sempre lo è in maniera equa», sottolineando che «investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario».
Nell’estate del 2021, dal Policlinico Gemelli dove era ricoverato, lanciò un forte messaggio pro-sanità pubblica: «In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene! Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti».
Nel giugno 2022, accolse in udienza i membri di Federsanità e affermò: «Occorre lavorare perché tutti abbiano accesso alle cure, e perché il sistema sanitario continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità». Sottolineò che non si devono creare pazienti di “serie A” e “serie B” in base alle possibilità economiche, definendo la sanità pubblica «una ricchezza. Non perdetela».
A questi appelli Francesco ha affiancato gesti pratici. Attraverso l’Elemosineria Apostolica, ha promosso servizi sanitari gratuiti per i poveri a Roma. Nel 2016 fu allestito sotto il colonnato di Piazza San Pietro un primo ambulatorio medico per senzatetto. Nel 2018 lo fece potenziare inaugurando l’Ambulatorio “Madre di Misericordia”, una struttura fissa con tre sale visita, strumentazione diagnostica di base e personale volontario, aperta più giorni a settimana per offrire cure a chiunque ne abbia bisogno.
Lavoro e dignità per le persone con disabilità
Un altro aspetto cruciale dell’insegnamento di Papa Francesco riguarda l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Ha insistito sul fatto che la possibilità di lavorare non è solo un mezzo per sostentarsi, ma è legata alla dignità della persona.
«Una grave forma di discriminazione è escludere qualcuno dalla possibilità di lavorare… Il lavoro è dignità; è l’unzione della dignità. Se tu escludi la possibilità di lavorare, gli togli questo dono», ha detto ai ministri del G7 Sociale. Si riferiva alla sua Enciclica Fratelli tutti, dove aveva notato come in società basate unicamente su criteri di efficienza economica non ci sia posto per i più fragili.
Per Papa Francesco, lavoro e disabilità possono e devono coesistere. Ha criticato la mentalità assistenzialista che tende a “proteggere” eccessivamente le persone disabili rendendole però inattive: «Invece di parlare di ‘disabilità’, parliamo di capacità differenti. Ma tutti hanno capacità». Ha lodato esperienze virtuose che dimostrano che l’inclusione lavorativa non è utopia, ma realtà possibile con supporto e fiducia.
Nei suoi incontri con associazioni e cooperative, ha incoraggiato chi crea posti di lavoro per persone disabili, definendoli “segni di speranza” in un mondo che scarta i più deboli. Ha ricordato che le politiche per l’inserimento lavorativo rientrano tra gli “obiettivi di civiltà” di una nazione, esortando i governanti a fare dell’inclusione delle persone con disabilità una priorità.
Tecnologia al servizio dell’inclusione
Papa Francesco ha riconosciuto il ruolo delle nuove tecnologie nel migliorare la vita delle persone con disabilità. «Anche le nuove tecnologie possono essere strumenti di inclusione e partecipazione, se rese accessibili a tutti. Esse vanno orientate al bene comune, al servizio della cultura dell’incontro e della solidarietà», ha affermato nel 2024 durante il G7 Inclusione e Disabilità.
Ha avvertito del rischio che le innovazioni tecnologiche creino nuove disuguaglianze: «La tecnologia va utilizzata con saggezza, affinché non crei ulteriori disuguaglianze, ma diventi un mezzo per abbatterle». Ha incoraggiato lo sviluppo di ausili, dispositivi e piattaforme digitali che eliminino le barriere: dalla comunicazione aumentativa per chi non può parlare, ai software di lettura per i non vedenti, dalla robotica assistiva per i disabili motori, all’uso di internet per dare voce a chi è isolato.
Allo stesso tempo, ha sempre richiamato alla centralità della persona rispetto alla macchina. Nel 2020 scriveva che è bene usare le tecnologie per l’inclusione, “ma senza assolutizzarle”. La dignità non viene mai meno anche quando le abilità sensoriali o cognitive sono ridotte: “La dignità di ciascuno non dipende dalla funzionalità dei cinque sensi”.
Un’eredità di speranza e umanità
Il lascito di Papa Francesco su inclusione, salute, lavoro e tecnologia si può riassumere in un’unica visione: mettere la persona al centro, soprattutto quando è vulnerabile. Con parole semplici e gesti di tenerezza, ha scosso coscienze e ispirato cambiamenti. Ha ricordato al mondo che il valore di una società si misura da come tratta i suoi membri più fragili.
Francesco ha incarnato l’immagine del Buon Samaritano moderno: si è fermato accanto alle ferite dell’umanità. Indimenticabili le sue carezze ai bambini disabili durante le udienze, gli abbracci ai malati terminali, la sua attenzione ad ogni sedia a rotelle durante i bagni di folla. «Quello che noi facciamo con i vecchi, lo faranno i nostri figli con noi. Non dimentichiamolo», ci ha ammonito una volta.
La sua eredità è fatta di principi chiari ma anche di esempi pratici: dalle audiodescrizioni per i non vedenti alla Giornata Mondiale del Malato celebrata ogni anno, dalle riforme per assumere più persone disabili in Vaticano al richiamo al valore della vita fragile in ogni documento ufficiale.
Citando San Francesco d’Assisi, da cui ha preso il nome, Papa Bergoglio disse: «Ogni persona è un dono; ogni persona è un dono per la società». E aggiunse che la vera ricchezza si trova nell’incontro con l’altro, specie con chi è fragile.
Questo messaggio, alla notizia della sua scomparsa, risuona più che mai attuale. È il lascito di amore e speranza di un Papa che ha saputo farsi vicino a tutti. Grazie, Papa Francesco. Le tue lezioni di umanità rimarranno nei nostri cuori e nelle nostre azioni future.