Cari lettori, oggi vi aggiorno su una notizia che sta facendo discutere i trapiantati e i pazienti in attesa di un rene di tutto il mondo. Come riportato da autorevoli fonti giornalistiche quali CNN, TIME e USA Today, solo per citarne alcune, i primi trapianti sperimentali di organi di maiale geneticamente modificati sull’uomo stanno incontrando serie difficoltà. Vediamo insieme i dettagli dei casi e le riflessioni che ne derivano.
Il 31 maggio 2024, NYU Langone Health ha annunciato che Lisa Pisano, 54 anni del New Jersey, ha dovuto farsi espiantare il rene di maiale trapiantato 47 giorni prima, il 12 aprile. Anche se una recente biopsia non mostrava segni di rigetto, il rene aveva subito seri danni da inadeguata perfusione sanguigna, a causa dell’interazione con il dispositivo di assistenza ventricolare (LVAD) che la paziente portava per la concomitante insufficienza cardiaca. Lisa è ora stabile ma è dovuta tornare in dialisi. (Fonte: CNN)
Purtroppo, Lisa non è la prima paziente a sperimentare complicanze dopo uno xenotrapianto. Altri tre pazienti sottoposti a questo tipo di intervento sono deceduti entro due mesi:
- David Bennett Sr., 57 anni, trapiantato di cuore di maiale nel Maryland nel 2022, morto dopo 2 mesi. Nel suo cuore è stato trovato un virus porcino che potrebbe aver contribuito al decesso. (Fonte: USA Today)
- Lawrence Faucette, 58 anni, sottoposto a trapianto di cuore di maiale sempre nel Maryland, deceduto dopo circa 6 settimane per rigetto. (Fonte: USA Today)
- Richard Slayman, 62 anni, primo uomo a ricevere un rene di maiale, al Massachusetts General Hospital. Morto improvvisamente per un apparente attacco cardiaco circa 2 mesi dopo il trapianto, l’11 maggio 2024. Era stato l’unico dei quattro ad essere dimesso dall’ospedale. (Fonti: USA Today, TIME)
Tutti i pazienti avevano ricevuto organi da maiali geneticamente modificati per ridurre il rischio di rigetto, ed erano stati accettati per il trapianto sperimentale in via compassionevole, non avendo altre opzioni di cura.
L’impatto sulla ricerca: I risultati sopra menzionati rappresentano indubbiamente una battuta d’arresto per il campo degli xenotrapianti, che sembrava sul punto di iniziare trial clinici dopo 40 anni di studi preclinici. I ricercatori coinvolti affermano però che il lavoro continuerà, imparando da queste esperienze pionieristiche.
In particolare, sarà cruciale capire meglio come gli organi di maiale interagiscono con la fisiologia dei pazienti compromessi, come nel caso dell’interferenza col dispositivo LVAD di Lisa Pisano. Andrà anche rivalutata l’adeguatezza delle modifiche genetiche applicate ai maiali per prevenire il rigetto.
La selezione dei pazienti sarà sicuramente un altro punto chiave: i primi candidati erano tutti molto gravi. Il dott. Muhammad Mohiuddin della University of Maryland spera che la FDA permetterà di testare i reni di maiale su pazienti meno compromessi, ma che non hanno accesso a un trapianto umano, ad esempio perché già pluritrapiantati. (Fonte: USA Today)
Al di là degli xenotrapianti, la ricerca sta portando avanti anche altre strade promettenti per ovviare alla carenza di organi umani disponibili per i circa 100.000 pazienti in lista d’attesa negli USA (Fonte: TIME),circa 8300 persone in Italia, di cui circa il 72% aspetta un rene, e moltissime altre in tutto il globo. Tra gli sforzi per nuove terapie, lo sviluppo di organi bioartificiali, di tecniche di rigenerazione tissutale e di dialisi portatile.
Veniamo ora a qualche riflessione. So che queste notizie possono scoraggiarci e farci temere per il nostro futuro, soprattutto dopo tutte le speranze sin ora riposte negli xenotrapianti. Anch’io, da trapiantato di rene da 10 anni, non posso che dispiacermi per le sfortunate famiglie di David, Lawrence, Richard e per le nuove sfide che dovrà affrontare Lisa.
Ma vi invito a non perdere la fiducia nella ricerca medica. La strada è indubbiamente ancora lunga e tortuosa, ma scienziati brillanti e appassionati di tutto il mondo stanno lavorando senza sosta per trovare soluzioni a breve e lungo termine per migliorare la nostra aspettativa e qualità di vita.
Continuiamo a diffondere la cultura della donazione di organi e tessuti, e a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici sulle problematiche dei pazienti cronici. Solo così potremo costruire un futuro in cui nessun paziente dovrà più morire in lista d’attesa.